Pieve di Santa Giustina

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La storia

Giustina, prima di diventare una Santa padovana, era una giovane ragazza nata da una famiglia distinta e visse tra la fine del III e gli inizi del IV secolo d.C. nel periodo delle persecuzioni cristiane di Massimiano. Pare sia stata battezzata dal vescovo Prosdocimo, il primo vescovo di Padova ed altro patrono della nostra città, le cui spoglie sono venerate nell’antico sacello di San Prosdocimo, poi inglobato nella Basilica di Santa Giustina. La fede di Giustina era così forte da preferire la morte alla conversione alla religione pagana pretesa dai soldati dell’esercito romano dell’Imperatore Massimiamo che pronunciò personalmente la sentenza di condanna mentre era di passaggio a Padova.. Fu pertanto condannata a morte il 7 ottobre 304 d.C. nei pressi di Pontecorvo  e sepolta nelle immediate vicinanze del Teatro Zairo, i cui resti si trovano sotto al Prato della Valle. L’area dove è stata poi realizzata la Basilica, al tempo di massimo splendore della Patavium romana, era adibita a sepolcreti dell’aristocrazia pagana e c’era un cimitero cristiano ed era lambita dall’antica strada consolare romana nota con il nome di via Annia che collegava Adria ad Aquileia, passando per Padova ed Altino.
Sulla tomba di Santa Giustina già nel VI secolo fu realizzato un primo santuario, poi ingrandito e nel XV divenne un importante monastero benedettino: nello stesso secolo i Benedettini fondarono la Congregazione di Santa Giustina. Il monastero fu soppresso da Napoleone nel 1810 e riaprì solo nel 1919 ospitando al suo interno la Biblioteca Statale del monumento nazionale di Santa Giustina.
Il culto a lei dedicato si sviluppò fin da subito e si diffuse in tutta Italia. Una valenza particolare assunse nel Cinquecento quando, proprio nel giorno della sua festa del 7 ottobre 1571 la Lega Santa fermò l’avanzata degli Ottomani sconfiggendoli nella famosa battaglia di Lepanto.

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La pieve di Santa Giustina

Montegalda in epoca tardoromana apparteneva all'agro patavino. poiché, pur confondendosi il suo territorio con l'estremo limite dell'agro vicentino, la giurisdizione dell'antichissima pieve cristiana si estese esclusivamente verso Padova. La posizione di confine tra due territori importanti, l'accesso al fiume che ne permetteva pure il collegamento via acqua con Vicenza e con Padova, e le basse propaggini collinari adatte ad insediamenti e fortificazioni, ne facevano una località di un certo interesse economico. Nella prima epoca longobarda Montegalda si trovò annessa al Ducato vicentino che arrivò ad occupare molte altre terre padovane quasi fino alla periferia di Padova, comprendendo addirittura Limena: ciò fu causa, in seguito, di aspre contese secolari tra le due città. Montegalda rimase infine soggetta dal punto di vista civile al comitatus vicentino (già un documento del 968 lo testimonia), ma venne riconosciuta la dipendenza ecclesiastica della pieve dalla diocesi di Padova. Tale soluzione, con la permanenza definitiva del titolo padovano di Santa Giustina alla pieve, con probabilità divenne possibile poichè la tradizione storica radicata nei secoli precedenti all'occupazione longobarda si era conservata saldamente nella comunità locale, nonostante l'appartenenza al comitatus vicentino. E' singolare inoltre che Santa Giustina di Montegalda sia stat l'unica pieve antica sorta nella fascia di pianura segnata dalle vie di comunicazione tra le due città. La specificazione del titolo di Santa Giustina della pieve si può chiaramente intuire nella carta di definizione dei confini dell'anno 968 che cita due volte una terra aratoria avente in "uno capite jura sancti Iustini pertinente", i "diritti di San Giustino" facilmente esplicitabile in Santa Giustina. Che avesse il ruolo di chiesa madre battesimale lo si rileva già in una carta del 10 marzo 1077 quando i vescovi Benno di Osnabruck e Oddone di Novara in qualità di messi regi presero sotto la protezione sovrana molte pievi tra le quali "Muntegalda ...cum omnibus suis capellis ad ifrascriptas plebes pertinentibus". Nella decima papale del 1297 è detta "Plebes S. Iustine de Montegalda" dalla quale dipendevano le chiese figlie di Veggiano, Tranbacche, Creola, Cervarese Santa Croce e Santa Maria, Montegaldella, Barbano e Grisignano.

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Chiesa madre

Il riconoscimento della chiesa madre rimase un obbligo rispettato per secoli: nella visita del 22 settembre 1680 il vescovo Barbarigo rilevava ancora che i parroci ogni anno per le funzioni del Sabato Santo si recavano fedelmente alla matrice per la benedizione del Cero e il ricevimento degli Oli Santi. Il fatto che il titolo di "Pieve" con sue cappelle soggette compaia effettivamente nei documenti solo a partire dal 1077 non compromette la sua maggiore antichità: la pieve ha un legame originario con la chiesa diocesana, precede sempre le sue chiese dipendenti e non può mai essere alienata, a differenza della cappelle che possono avere avuto diversa origine o attribuzione di diritti. E' utile a tale proposito citare l'Oratorio antichissimo della Santa Croce in Cervarese, donato con alcune possessioni nell'87 dal vescovo Rorio a Cristiano abate dell'ospizio di Santa Giustina di Padova. Nel 1123 in un documento di papa Callisto II per il vescovo Sinibaldo, tale Oratorio,  quanto alla dipendenza dalla chiesa madre, era detto "ecclesiam sante Crucis de Montegalda", e risultava da tempo in possesso di alcuni potenti signori nonostante le proteste del vescovo. Nel 1138 dopo varie vicende il conte Ugus Paduanus e il conte Uguccione di Baone, restituirono al vescovo Bellino le giurisdizioni sulla "capellam sanctae Crucis del Montegalda". Papa Adriano IV confermava nel 1155 al vescovo di Padova Giovanni le giurisdizioni ecclesiastiche sulle varie Pievi tra cui Montegalda e tra l'altro ancora sulla "ecclesiam sancte Crucis de Montegalda". In maniera indiretta, questa antichissima chiesa figlia rivela la relazione pievana con Santa Giustina di Montegalda e ci riporta perciò all'VIII o al X secolo.  La fondazione della pieve e la dedicazione a santa Giustina potrebbero risalire pertanto all'epoca anteriore ai Longobardi, poichè appare chiaro il riferimento alla chiesa padovana, sia per il titolo caratteristico dell'antica evangelizzazione, che per la collocazione in un territorio di confine.

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La pieve nel tempo

Una chiesa, che probabilmente risale ad una ricostruzione del XII-XIII secolo, è descritta nei documenti vescovili del Quattro-Cinquecento, costituita da una sola ampia navata con tre absidi semicircolari innestate sulla parete di fondo. L'edificio fu ingrandito dall'arciprete Sartori verso il 1792-93 con l'aggiunta di due profonde cappelle laterali che le diedero la forma di croce, e nel 1866-70 fu prolungato di un terzo la facciata sullo spazio dell'antico cimitero, e ampliato con l'aggiunta di altre due cappelle laterali minori. Nel 1861 era stato edificato sul lato sinistro della navata l'elegante campanile. La chiesa fu consacrata il 27 ottobre 1889 dal vescovo Callegari; tuttavia non bastava più alla popolazione e risultava decentrata rispetto al nucleo più abitato del paese. Perciò nel 1937, con il consenso del vescovo Agostini, venne iniziata una nuova chiesa.

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La nuova chiesa

La nuova chiesa fu realizzata su progetto dell'ingegnere Stanislao Ceschi e, nonostante le grandi difficoltà economiche della guerra, fu portata a termine nel 1944, e benedetta il 19 marzo. Il campanile fu completato e inaugurato il 19 marzo 1950 e la chiesa consacrata dal vescovo Bortignon il 25 novembre di quello stesso anno. Opportunamente il titolo di santa Giustina venne ridato alla nuova chiesa parrocchiale per mantenere la continuità storica con la dedicazione della prima chiesa madre.


















(tratto da Santa Giustina a Padova - La memoria nelle pievi antiche e nelle chiese della Diocesi, Bruno Cogo, Gregoriana Libreria Editrice, Padova 2005)


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